Area Rieti, gay pride: tra diritti negati e privilegi imposti

Chiariamo un concetto: ad Area Rieti che si faccia o meno il gay pride non gliene frega nulla. Condividiamo con il Sindaco il giudizio negativo nei confronti di una manifestazione, che da anni ha perso il suo significato di rivendicazione di diritti negati per trasformarsi in esibizionismo di cattivo gusto, di carnevale fuori tempo. Ma se si dovesse fare a Rieti non ci sentiremo privati di nulla: ognuno è libero di ridicolizzarsi come ritiene opportuno, e non sta a noi fare la morale, non siamo i guardiani del buon gusto.Quello che non è accettabile è il corollario di affermazioni che sta accompagnando questa manifestazione. A Rieti non ci sono diritti negati da rivendicare, in tanti anni non una volta la cronaca ha riportato atti di emarginazione, di violenza verso qualcuno per il suo orientamento sessuale. Alcuni degli sparuti manifestanti di ieri li conosciamo personalmente, e li sfidiamo ad affermare che in questi anni qualcuno di loro sia stato vittima di discriminazione per il proprio modo di essere. E allora il voler provocare a tutti i costi una comunità più che una rivendicazione per diritti negati, sembra essere il tentativo di dare un ruolo ad associazioni che vorrebbero imporre privilegi in nome di una superiorità dovuta alla propria “modernità”. Noi non crediamo che i diritti si differenzino in base al sesso o all’orientamento sessuale, ma appartengano al proprio essere persone, componenti di un popolo e di una comunità. Non vediamo alcuna differenza tra un omosessuale ed un etero nel lavoro, nel diritto alla salute, nel diritto alla casa, nel diritto a partecipare alla res pubblica. Altro è immaginare di sovvertire la natura, rivendicando l’assurdo diritto ad avere figli, legittimando pratiche criminali come l’utero in affitto, trasformando la genitorialità in una merce. Ed ancora non possiamo accettare che qualcuno decida cosa si possa o non si possa criticare, in nome di un’imposta gerarchia valoriale, che rende alcuni argomenti tabù. Non si può, non è accettabile che chi dichiara di essere contro il gay pride, chi rivendica con orgoglio il ruolo della famiglia naturale, venga sottoposto all’inquisizione laica di una minoranza che si è autoproclamata detentrice del giusto e dello sbagliato. Chi rivendica la libertà di girare con i genitali esposti, deve accettare che qualcuno sia contrario, perchè altrimenti non si tratta più di difendere supposti diritti negati, ma di volontà di imporre un’egemonia culturale. E questo non è accettabile. Non saranno duemila firme raccolte in una regione con milioni di abitanti, non saranno 4 persone in piazza a costringerci ad accettare una visione del mondo che non ci piace. Ed allora, se ce lo possiamo permettere, care associazioni LGBT evitiamo di drammatizzare una situazione che ad oggi non esiste. Rieti non è una landa oscurantista, in cui le persone vanno in giro a bruciare eretici ed omosessuali, ma una splendida comunità in cui ancora i rapporti interpersonali non sono mediati unicamente dai social, una comunità in cui tutti sono giudicati per quel che fanno, nel bene e ne male, e non sulla base del sesso delle persone che amano. Fino ad oggi è stato così, creare a tutti i costi un conflitto che non è mai esistito è estremamente pericoloso oltre che inutile.

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